Premessa
Piccola riflessione che risulterà poco chiara e altamente inutile per tutti coloro che non leggono i blog di cibo più "gettonati" del web...
La blogsfera di vino e cibo, in questi giorni, è attraversata da tumulti, rivoluzioni, dichiarazioni di indipendenza, critiche pubbliche e anonime. Il tutto nasce da una newsletter (alla quale io manco sono iscritta perchè non sapevo che esistesse...) di un giornalista di professione che ha espresso la sua opinione su quello che è, secondo lui, lo stato dell'arte dei food-blog italiani.
In questo paese c'è liberta di espressione, per cui, la newsletter poteva lasciare tutti indifferenti. In fin dei conti è il parere di una persona che, seppur professionista della carta stampata, non ha nessuna influenza sulla vita altrui.
E invece si è scatenato un putiferio. Molti foodbloggers si sono sentiti criticati, offesi e sminuiti... la classica reazione da "coda di paglia". Io sono foodblogger ma la newsletter che ho letto mi è scivolata addosso come l'acqua della doccia di stamattina. Ma allora... perchè tanti foodbloggers hanno la coda di paglia?
La reazione, che trovo esagerata, di tanti è secondo me dovuta ad uno spirito di competizione e ad un desiderio di essere riconosciuti ed approvati, di essere "unici".
In questo tumulto si sono creati anche degli schieramenti... i foodblogger si sono alleati per fare la rivoluzione e si fanno commentini a vicenda di incoraggiamento e intervengono a sostegno dell'amico di turno che viene attaccato dal nemico, pubblico o anonimo che sia.
Ma perchè ci devono essere questi estremi? O si va d'amore e d'accordo con l'approvazione di giornalisti e direttori, oppure ci si scanna.
Non so se i foodblogger se ne sono accorti ma questi sono fenomeni che accadono solo nei blog di lingua italiana.
Basterebbe aprire un po' gli orizzonti e vedere quello che succede nel mondo: in America, in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Australia e Giappone ci sono una miridade di blog che parlano di cibo. Ognuno mette in rete, e quindi in comune, le tradizioni, gli esperimenti, le scoperte e le avventure che riguardano il cibo e tutto avviene con serenità . Si creano "gruppi" virtuali che collaborano e partecpano ad eventi "mondiali". Ritengo che nessuno lo faccia con spirito di competizione ma per parlare al mondo di se stesso e della sua passione per il cibo, le foto o i ristoranti.
Per fortuna che molti stranieri non sanno leggere l'italiano perchè altrimenti si accorgerebbero che noi siamo i soliti caciaroni ( o meglio, in bolognese, "cioccapiatti") e sarebbe confermata l'idea di "italiani, pizza, spaghetti" che tanto odiamo.
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