Sto vivendo un momento di fatica nel tenere aggiornato il blog... ma in 5 e 1/2 anni di vita è già successo altre volte: passerà .
Come mi ricordano Eleni e NikNik ora sarebbe proprio il tempo del panettone. Se riiesco cercherò di farli dopo Natale: con il lavoro è difficile organizzarsi per avere 3 giorni interi di tempo da dedicare ai vari impasti ed essere pronti per il giorno di Natale.
Pensando però al panettone, e quindi al Lievito Madre, mi sono ricordata che è da tantissimo tempo che in archivio sono pronte delle foto per un post sul mantenimento del Lievito. E' giunto il momento di scriverlo!!! Forse mi sono sempre trattenuta perchè ormai ci sono tantissime fonti che trattano di Lievito Madre, ad esempio Francesca V e Antonella di Pappa-reale.net che ha appena pubblicato il suo libro tutto dedicato al Lievito Madre.
Penso però che sia importante condividere anche il "mio" metodo, perchè le stesse cose, ma ripetute in modo diverso, possono accendere quella lampadina che altre volte non si era mai accesa. A me è successo proprio così: la prima volta che le sorelle Simili mi hanno regalato un pezzetto del loro lievito l'ho fatto morire,ma non per abbandono! Semplicemente perchè sbagliavo qualcosa, pur avendo ascoltato le spiegazioni e letto anche le istruzioni del libro "Pane e Roba Dolce".
Con "rinfresco" si identifica l'operazione di alimentare con farina e acqua il panetto di Lievito Madre che si conserva al fine di panificare con esso.
Quando si possiede un panetto di lievito madre si entra in un iter che alterna una fase di riposo del lievito ad una fase in cui viene alimentato con nuova farina e acqua, prelevandone poi una parte per panificare, mentre la parte rimanente entra nella fase di riposo... e così via.
Il mio consiglio è di conservare tra i 400g e i 700g di lievito.
Più il panetto è grande più farina nuova è presente nell'impasto e quindi i lieviti avranno più nutrimento e il panetto si conserverà per più tempo con buone caratterisiche di profumo e acidità .
Il Lievito Madre subito dopo il rinfresco deve essere conservato a temperatura ambiente per almeno 3 ore. Poi, tra un finfresco/panificazione e l'altro, va conservato in frigorifero per un massimo di 7 o 8 giorni, in un contenitore in vetro che NON sia a chiusura ermetica.
Infatti il lievito è un essere che "respira" e durante il processo di fermentazione, che continua anche in frigorifero, produce acqua che si condensa sulle pareti del contenitore e ricade sul Lievito. Se il contenitore è a chiusura ermetica l'acqua che si forma ricade tutta sul lievito accelerando la fermentazione, per cui il lievito tenderà a diventare troppo acido più in fretta.
Come si vede dalla foto in alto io conservo il lievito in un pirex formato da ciotola e coperchio. Per agevolare il passaggio dell'aria metto anche due piccoli pezzetti di stoffa ripiegata tra coperchio e recipiente.
Utilizzare preferibilmente acqua naturale in bottiglia poichè priva di cloro.
La farina dovrà essere abbastanza forte (alto contenuto di glutine), ma non una manitoba.
Quando il lievito, durante la conservazione in frigorifero, si affossa molto necessita di un rinfresco.
Anche se si seguono le istruzioni alla lettera, il Lievito Madre potrebbe comportarsi in modo diverso ogni volta a causa della temperatura ambientale, oppure perchè il lievito è molto attivo e consuma prima tutto il nutrimento della farina, o anche perchè si è cambiata la marca della farina utilizzata. Eseguire un rinfresco aggiuntivo permette di evitare che il Lievito inacidisca.
Il lievito va comunque rinfrescato anche se non si ha il tempo per fare il pane.
L'operazione di rinfresco richiede 15 minuti di lavoro e poi per almeno 3 ore il lievito riposa a temperatura ambiente e in seguito passa in frigorifero. Per non ritrovardi ogni volta con una quantità pi che doppia di lievito basta gettare l'eccedenza di lievito e utilizzare solo quella necessaria per il rinfresco.
X grammi Lievito Madre
X grammi di Farina
X/2 grammi di Acqua
Ad esempio: 200g di Lievito Madre, 200g di Farina, 100g di Acqua.
1) Sciogliere il lievito madre con l'acqua
2) Aggiungere la Farina ed impastare.
3) Formare un panetto, porlo nel recipiente destinato alla sua conservazione e incidere nel centro una croce.
4) Far lievitare il panetto per almeno 3 ore a temperatura ambiente, fino a quando il lievito è gonfio e la croce si è aperta.
5) Chiudere il contenitore e mettere in frigorifero fino al successivo utilizzo.
Non so nemmeno io come sono arrivata su questo blog proprio quando venivano pubblicate queste brioches. Però la loro cupoletta dorata costellata di zucchero mi ha colpito e le ho immediatamente inserite nella lista delle ricette da provare.
Ultimamente mi sento molto in vena di pane o lievitati in genere e quasi ogni w-end sforno qualcosa di nuovo. L'obiettivo è di preparare qualcosa che si adatti bene alla colazione. Per non esagerare cerco quindi di scegliere preparazioni non troppo grasse e dolci. Queste brioches, che ho lievemente modificato rispetto alla ricetta originale, si adattano perfettamente alla colazione quotidiana e non disdegnano un velo di marmellata. Inoltre si conservano benissimo in freezer.
10g Lievito di birra fresco
100ml Acqua
50g Farina
10g Zucchero
In una ciotola sciogliere il lievito con l'acqua a temperatura ambiente, unire farina e zucchero. Amalgamare brevemente e coprire la ciotola conpellicola trasparente. Lasciare lievitare 30-45 minuti.
500g Farina
50g Zucchero
80g Ricotta
1 Uovo intero
50 ml Acqua
Vanillina
1/2 cucchiaino di Sale
2 cucchiaini colmi di latte in polvere
tutto il lievitino
1 uovo per spennellare
Granella di zucchero
Riprendere la ciotola con il lievitino e diluirlo con l'acqua. Aggiungere la farina, lo zucchero e la vanillina iniziando ad impastare. Aggiungere poi la ricotta, il latte in polvere e l'uovo. Per ultimo il sale.
Impastare fino ad ottenere un impasto liscio, metterlo in una ciotola lievemente unta di burro e coprirlo conpellicola trasparente. Lasciare lievitare 1 ora e 30 minuti circa.
Trascorso questo tempo riprendere l'impasto e dividerlo in palline di circa 60 grammi l'una e disporle all'interno di pirottini per piccoli panettoni disposti su una teglia da forno (nella foto sono stati utilizzati stampi a stellina e palline di circa 100 grammi). Coprirli con pellicola trasparente utilizzando un rialzo affinché la pellicola non tocchi il bordo delle forme; lasciare lievitare per 1 ora.
Riscaldare il forno a 180°C, spennellare le brioches con l'uovo sbattuto con 1 cucchiaio di acqua e ricoprirle con la granella di zucchero.
Cuocere per circa 20 minuti, estrarle dal forno e lasciarle raffreddare su una griglia.
Quello che si sta concludendo è stato un fine settmana abbastanza rilassato e dominato dalla nebbia. Sabato è passato tra alcuni esperimenti ai fornelli e un concerto d'organo nel pomeriggio.
Oggi invece, come l'anno scorso, ci siamo recati a Savigno sove si svolgeva la festa dedicata al tartufo. Siamo partiti anche se il tempo era pessimo, ma siamo statipremiati conun sole bello e caldo, che solo nel pomeriggio è stato sopraffatto nuovamente dalla nebbia.
Essendo la seconda domenica del mese c'era anche il mercato dell'antiquariato e del vecchio. Avrei voluto comprare qualcosina, ma mi sono limitata a fotografare!
La bilancia era presente nello stand delle Officine Cantelli. Mi sono segnata il nome perché mi sono innamorata dell'affettatrice Berkel rossa che esponevano: starebbe d'incanto nella mia cucina se solo fosse 10mq in più!!!
Torna la nebbia...
p.s.: le foto sono state possibili solo grazie a mio fratello che mi ha prestato un obiettivo per sostituire il mio che è in riparazione :o(
Il blog scarseggia di ricette ultimamente, così ho pensato di recuperare pubblicandone ben due. Entrambe hanno come base un cereale molto versaile: l'orzo. Devo ammettere che mi devo sforzare per far rientrare l'orzo nei miei menu, perchè sono più abituata ad utilizzare il riso.
La prima delle due ricette è sicuramente più estiva, ma si presta benissimo per un buffet natalizio o di fine anno, servendola lievemente tiepida. L'altra è invece un confortante piatto invernale, ideale dopo una giornata nebbiosa e fredda.
250g Orzo perlato
6-8 pomodori secchi sott'olio
50g Rucola
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaio di Pinoli
Scamorza bianca
Olio e.v. di Oliva, Sale
Preparare il pesto frullando la rucola con un pizzico di sale, l'aglio, i pinoli e abbondante olio. Sgocciolare i pomodori secchi e tagliarli a striscioline. Tagliare a cubetti la quantità di scamorza che si ritiene adatta.
Cuocere l'orzo seguendo le indicazioni della confezione, scolarlo e versarlo in una capiente ciotola. Condirlo con il pesto di rucola e i pomodori. Mescolare bene, aggiungendo eventualmente altro olio.
Quando l'orzo è quasi freddo unire anche la scamorza e mescolare.
250g Orzo perlato
1 Porro
1 Carota
Porcini secchi
Olio e.v. Oliva, Sale
Erba cipollina per guarnire
Opzionale: Speck tagliato a striscioline
Ammollare qualche fettina di fungo secco in un poco di acqua calda: la quantità di funghi è a piacere.
In un tegame stufare, a fuoco bassissimo, il porro tagliato a rondelle sottili in poca acqua e con il coperchio chiuso. Quando è morbido aggiungere poco olio e rosolare brevemente senza farlo friggere.
Unire la carota tagliata a pezzetti non troppo piccoli e lasciare stufare 3 minuti con il coperchio chiuso. Unire anche i funghi e cuocere, sempre a fuoco bassissimo, per altri 3 minuti.
Aggiungere qindi l'orzo e versare una quantità di acqua bollente sufficiente a coprire di 2 o 3 cm l'orzo.
Alzare la fiamma quel tanto che basta per far sobbollire la zuppa e portare l'orzo a cottura. Regolare di sale quando l'orzo è quasi cotto. Servire decorando ogni piatto con qualche filo di erba cipollina.
Fine settimana di relax al mare, accompagnato anche da tanto sole e caldo nella giornata di sabato: un regalo davvero inaspettato!
Purtroppo le foto sono quelle che sono: non sono ancora rientrata in possesso della mia macchina e quella "antica" che sto usando mi sta abbandonando.
Infatti si sta romendo il mimi-schermo per visualizzare l'inquadratura e regolare le impostazioni... ora funziona un po' sì e un po' no :o( finchè regge il blog avrà le foto...
Sulla Spiaggia...
Un bagno?...
Sunbath...
Piacevole sorpresa in piazza Dante... :o)
Durante un corso con Igles Corelli, presso la scuola Amici di Babette, sono rimasta affascinata dalla cottura a bassa temperatura del pesce, in particolare si trattava di calamari. E' incredibile il sapore di mare che quei calamari avevano mantenuto grazie a quella particolare cottura.
Ho pensato, così, di condividere la "scoperta" con mio marito realizzando una portata dove il sapore del pesce fosse predominante e volutamente non amalgamato con gli altri ingredienti. Il risultato è rappresentato da questo bicchierino dove il calamaro ha la parte del protagonista.
4 Calamari piccoli
40g di mix Bulgur-Quinoa (*)
2 zucchine grandi
maggiorana
buccia di limone grattugiata
sale, olio e.v. di oliva
Cuocere il mix Bulgur-Quinoa secondo le indicazioni della confezione, scolarlo e condirlo con un po' di olio e una piccola grattugiatina di buccia di limone.
Tagliare la parte esterna delle zucchine a cubettini regolari epassarla in padella con un filo d'olio e un po' di maggiorana sbriciolata. Cuocere al dente.
Pulire i calamari e tagliarli ad anelli, dividere i ciuffi in singoli tentacoli. Scaldare un pentolino di acqua ( 1/2 litro, o più a seconda della quantità di calamari). L'acqua dovrà raggiungere i 67°C.
A questo punto togliere dal fuoco l'acqua, immergere i calamari. Se i calamari sono molti la temperatura dell'acqua si abbasserà molto, riportare il pentolino su fuoco bassissimo e scaldare brevemente: l'acqua dovrà arrivare verso i 65-67°C massimo! Laciare i calamari nell'acqua mentre si preparano i bicchierini.
In ogni bicchiere depositare uno strato di zucchine e uno strato di bulgur-quinoa. Scolare i calamari e depositarne alcuni, così nature, sulla sommità dei bicchierini. (Nulla vieta di condire i calamari con poco sale e un po' di olio)
p.s.: le foto sono di repertorio... usando la luce naturale ora è finito il periodo delle foto decenti :o)
Con la brutta stagione, inevitabilmente, si vive di più la casa. Chi è più giramondo potrebbe vederlo come un male; altri invece, come la sottoscritta, aspettano il fine settimana per potrsi dedicare a tutti quei lavoretti che li appassionano.
Ma come in tutti gli ambiti, anche nel mondo del fai-da-te ci sono delle evoluzioni e delle mode: le fiere organizzate in questo periodo possono essere lo spunto per nuove passioni, o solo il modo per avere a portata di mano numerosi espositori presso cui fare acquisti. Così il mio fine settimana è stato dedicato principalmente alla fiera Passatempi e Passioni, che si sta ancora svolgendo a Forlì.
Era da un bel po' di anni che non frequentavo una fiera del genere e mi sono stupita nel vedere i cambiamenti. Predominava la proposta di materiale per bigiotteria e tutto il necessario per la lavorazione del feltro, oltre che l'intramontabile patchwork con una mostra di vere e proprie opere d'arte a cura di Cucilandia. Ovviamente c'era anche spazio per il decoupage, l'oggettistica country, varie forme di ricamo tradizionale e tanto altro ancora...
Riproduzione in lana e stoffa della tavola di Maria Antronietta, presso la mostra "L'arte del ricevere"
Corsi: paper piecing e riciclaggio artistico della carta
Mini-Mondi Sospesi
Un mio acquisto in lavorazione e il risultato finale
Ed ora si aspetta fine novembre per Il mondo Creativo qui a Bologna!
Questo pane era già comparso sul blog qualche settimana fa, era proprio ora che pubblicassi la ricetta, presa dal blog Cafe Fernando che mi incuriosisce spesso con le sue proposte. Questo pane mi aveva colpito perchè le foto trasmettevano "morbidezza".
Il risultato non ha deluso le aspettative: morbido e profumato, ideale per dei ricchi toast dall'esterno croccante.
250g farina bianca
300g Farina Integrale
100g Avena
500ml Acqua
70g Melassa
1 bustina lievito disidratato
2 cucchiaini di sale
4 cucchiai di Olio e.v. di Oliva
Nella ciotola dell'impastatrice mescolare acqua, lievito e melassa. Lasciare fermentare per 5 minuti. Aggiungere le due farine e l'avena. Iniziare ad impastare ed aggiungere l'olio, poi il sale. Impastare fino a quando l'impasto si stacca dalle pareti della ciotola. Lavorare un po' l'impasto sulla spianatoia e formare una palla.
Prendere un'altra ciotola, ungerla con olio e deporvi l'impasto con la piega sotto. Ungere lievemente anche la parte superiore dell'impasto. Coprire la ciotola con pellicola trasparente e porre a lievitare per 1 ora.
Togliere l'impasto dalla ciotola e depositarlo sulla spianatoia infarinata. stenderlo in un rettangolo, piegare il lato superiore verso il centro e fare lo stesso con il bordo inferiore. Piegare quindi a metà portando il lato basso su quello alto e porre l'impasto, con la piega verso il basso, in uno stampo a cassetta grande lievemente imburrato. Sigillare lo stampo con pellicola trasparente e fare levitare per circa 1 ora.
Riscadare il forno a 180-200°C, spolverare la superficie del pane con un po' di avena ed infornare. Cuocere per circa 45 minuti.
Cosa è successo invece nel w-end appena trascorso? Innanzitutto ero senza la mia macchina fotografica e ho dovuto usarne una dalle potenzialità assai limitate. Le foto all'aperto erano infattibili a causa del grigio e della nebbiolina.
Così ho scaldato la casa accendendo il forno per provare a fare la pizza, dopo almeno 2 anni dall'ultima volta :o)
Il mio forno non è eccezionale per cuocere la pizza: non raggiunge alte temperature e non cuoce bene sopra. Ma il sapore non era niente male e soprattutto era una pizza molto digeribile: 1,6gr di lievito di birra per circa 900g di farina :o)
Sono già in ritardo con l'impegno che mi sono presa, ma in fin dei conti oggi è solo lunedì! Quello che è passato è stato decisamente il primo fine settimana davvero autunnale. Solo qualche sprazzo di sole sabto mattina, poi pioggia e grigio, luci sempre accese, riscaldamento in funzione e tanti piccoli momenti di vita.
L'autunno arriva anche nella vasca dei pesci
Forse l'ultimo fiore dell'anno per questa Clematis molto generosa
Reparto lavanderia in rosa
Tosca dopo le fatiche del bagno
Iniziato finalmente il prato del cottage!
Colazione fai-da-te mentre fuori sembra notte
Un po' di dolcetti-disastro :o)
Lasagne in versione embrionale
Avrei voluto pubblicare questo post una settimana fa, ma ero troppo in arretrato con la Lista dei FoodBlog italiani e ho dato la precedenza a quel lavoro.
Questa tarte al cioccolato è stato un vero e proprio "copo di fulmine", o meglio, è stata una specie di manna provvidenziale. Venerdì della settimana scorsa avevo in programma una cena, ma gli ospiti si sono ammalati il giorno stesso. Dovevo quindi risolvere il problema dello smaltimento di quello che avevo preparato. Per fortuna esistono le famiglie, che possono essere chiamate in soccorso nei momenti di bisogno :o)
Avevo già preparato anche il dolce: uno strudel di mele classico, che a mio fratello proprio non piace. Mi serviva quindi un ripiego veloce e soprattutto fattibile con quello che avevo in casa.
L'intervento di Giovanna è arrivato proprio al momento giusto: la frolla era già in freezer, la cioccolata in casa non manca mai, avevo anche la panna e il dolce prevedeva una realizzazione veloce. Ero salva!!!
Il dolce è piaciuto molto, tanto che sabato mattina ne era rimasto solo questo pezzettino! E devo dire che, per i miei gusti, la preferisco raffreddata in frigorigero, invece che tiepida.
Riscrivo la ricetta prese dal blog Lost in Kitchen inserendo le mie modifiche, così l'avrò qui a portata di mano per altre emergenze.
1/5 della dose di pasta frolla prodotta con la ricetta di Adriano
150 g di panna
150 g di latte
170 g di cioccolato fondente al 70%
30 g di cioccolato al latte
1 uovo
Stendere la pasta frolla spessa mezzo cm. e foderare uno stampo. Ricoprire con carta forno e riepire la cavità con legumi secchi.
Cuocere in forno a 170C per 15 minuti: la pasta deve rimanere chiara.
Bollire il latte con la panna e versarli sui due cioccolati spezzettati. Con il frullatore ad immersione lisciare la crema.
Attendere fino a quando la ganache si è intiepidita e unire l'uovo sempre frullando.
Versare la ganache nel guscio di pasta e terminare la cottura a 150°C per 15-20 minuti: il ripieno non deve rassodarsi completamente.
Servire la tarte tiepida (il ripieno avrà la consistenza di un budino) oppure raffreddatain frigorifero (il ripirno sarà solido)
Mi sto riappropriando deltempo e vorrei far diventare questo un appuntamento fisso del blog. Sono affascinata dalla costanza con cui Ester mantiene i suoi appuntamenti con i momenti di vita, con l'estate prima e ora con l'autunno. Chissà se io riuscirò nell'impresa...
Tosca casalinga
Decorazione autunnale
Qualcuno fiorisce (Salvia Ananas)
Qualcuno sfiorisce (Sedum)
L'Hydrangea Chinensis fa una sorpresa autunnale
Si prova una nuova ricetta di pane in cassetta
Dove sono? ma questo blog è ancora attivo? quanto tempo è passato dall'ultimo post? :o)
Bhè, in effetti manco da un po' e non ho nemmeno avuto il tempo di rispondere ai commenti: davvero un po' maleducato come comportamento.
Ma così come Nicky non si è resa conto del passare veloce dell'estate a causa degli impegni, a me settembre è passato in un attimo!
Sono iniziate le "attività invernali", mi sono dedicata ad un po' di cucito e ricamo e ho rispolverato anche pennelli, colori, colla e carte da decoupage. Ah... dimenticavo... sono stata anche un po' in vacanza :o) Appena scarico le poche foto che ho fatto proverò a pubblicare qualcosa, perché il tempo è sempre stato pessimo e le foto non sono un granché.
Nel frattempo pubblico i nuovi blog che ho trovato, o che mi sono stati segnalati, recentemente. La lista complessiva non è ancora aggiornata.
A prestissimo!!!
N.B.: ricordo che questo è un elenco di blog che ho recentemente trovato in rete,
non sono tutti i blog che ho "collezionato". La lista completa
si trova in questo post: Lista FoodBlog Italiani
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N.B.: ricordo che questo è un elenco di blog che ho recentemente trovato in rete,
non sono tutti i blog che ho "collezionato". La lista completa
si trova in questo post: Lista FoodBlog Italiani
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Ma così come Nicky non si è resa conto del passare veloce dell'estate a causa degli impegni, a me settembre è passato in un attimo!
Sono iniziate le "attività invernali", mi sono dedicata ad un po' di cucito e ricamo e ho rispolverato anche pennelli, colori, colla e carte da decoupage. Ah... dimenticavo... sono stata anche un po' in vacanza :o) Appena scarico le poche foto che ho fatto proverò a pubblicare qualcosa, perché il tempo è sempre stato pessimo e le foto non sono un granché.
Nel frattempo pubblico i nuovi blog che ho trovato, o che mi sono stati segnalati, recentemente. La lista complessiva non è ancora aggiornata.
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Con questo dolce forse ho inziato una tradizione del tutto involontaria e non pianificata. E' il secondo anno che inauguro l'arrivo del fresco, dopo l'estate, con un dolce alle prugne.
L'anno scorso avevo provato lo Zwetschgendatschi di Alex. Quest'anno ho improvvisato un crumble, sebbene avessi anticipato a Lucia che avrei provato un Brown Betty per salvare un gruppo di prugne, che si erano smarrite nel mio frigorifero.
Il crumble però ha vinto perché è un dolce che amo molto sebbene sia una scoperta recente. Tutte le volte che lo assaggio mi rimprovero di non farne più spesso!
350g Prugne Stanley
4 cucchiaini da caffè colmi di Zucchero semolato aromatizzato alla vaniglia
100g Farina di Riso
40g Farina di Mandorle
50g Zucchero Semolato
70g circa di Panna liquida
Lavare le prugne, tagliarle a metà , togliere il nocciolo e tagliarle a fettine disponendole in una piccola teglia (20x15cm circa). Unire lo zucchero vanigliato e mescolare.
In una ciotola preparare la pasta sbriciolata mescolando tutti gli ingredienti secchi. Unire quindi la panna mescolando fino a quando si otterranno delle grosse briciole. Potrebbe non essere necessario utilizzare tutta la panna prevista dalla ricetta.
Disporre le briciole di pasta sulla frutta e infornare a 170°C per circa 35 minuti.
Lasciare intiepidire e servire, accompagnando eventualmente con panna montata o gelato alla vaniglia.
L'oggetto ritratto nella foto è una mia creazione originale, che ho prodotto con varie ore di lavoro non-stop il giorno prima di partire per le vaganze. Già ... invece di pensare alla valigia, necessaria per una vacanza tra mare e montagna, io ho passato tutto il tempo immersa in un gran caos a misurare, tagliare e cucire.
Non potevo infatti partire per le vacanze portandomi dietro tutto il necessario per il ricamo messo a caso dentro la scatola di latta che ho usato fino ad ora. La scatola, oltre ad essere di un formato scomodo da mettere in valigia, ha il grande difetto di non avere lo spazio organizzato: tutte le cose mi si mischiano e ogni volta impego molto tempo per trovare quello che mi serve: dalle forbici ai fili.
Altro difetto: le dimensioni ristrette rispetto alla grandezza del telaio, che vi entra di misura, sforzando anche un po' a dire il vero. Questo mi costringeva a dover smontare la tela dal telaio anche se abbandonavo il ricamo per un'ora con un grande spreco di tempo ogni volta.
Nelle mie scorribande tra i tanti blog di ricamo e cucito avevo visto la realizzazione di bellissime trousse, dei veri gioielli ricamati e curatissimi nei dettagli.
Così, ispirandomi ai tanti tutorial presenti in rete, ho progettato la mia trousse.
Le trousse che si vedono nei blog sono pensate per essere dei piccoli oggetti da borsetta per portare l'indispensabile, io invece avevo bisogno di uno spazio per contenere il telaio che misura 20x20cm. Il risultato è quindi abastanza grande, 40x30cm quando è chiuso, ma si è rivelato comodissimo.
Per realizzarlo ho utilizzato delle robuste stoffe in cotone di Biggie Best,che avranno circa 15 anni: mi erano state regalate quando mi ero appassionata al patchwork e avevo iniziato a tagliarle per fare una trapunta, ma a causa del tempo libero sempre scarso le pezze erano rimaste nell'armadio.
La trousse è divisa in tre parti. La prima parte contiene un porta aghi, un porta forbici, una striscia di stoffa in cui infilare gli anelli con le spolette dei filati, una tasca aperta per pezzetti di stoffa piccoli e una tasca chiusa con una zip in cui mettere tutte le cose piccole, che si potrebbero perdere.
La seconda parte è formata da una tasca aperta in cui riporre la tela e gli schemi.
La terza parte ha una grande tasca, a soffietto sui lati, ed è destinata ad accogliere il telaio con i suoi 4 fermi per bloccare la stoffa e 2 mollette per capelli che uso per raccogliere la stoffa sui lati del telaio.
Questa è la visione aperta.